Le pensioni e il lavoro

Citazione

Si è tenuto recentemente il 5° Congresso del S.A.PENS.,sindacato autonomo pensionati dell’ OR.S.A., organizzazione dei sindacati autonomi e di base di cui pubblichiamo il documento finale.L’attuale governo  ha optato nella legge di bilancio   come requisito per andare in pensione di anzianità  per l’anno prossimo quota 103 ovvero 62 anni e 41 anni di contributi mentre l’applicazione della legge Fornero prevedeva 42 anni e 10 mesi per gli uomini e un anno in meno per le donne,ma la questione pensioni resta tutta da affrontare. Infatti con il sistema contributivo entrato interamente in vigore per chi ha iniziato a lavorare dopo il 1996 previsto dalla precedente riforma Dini e gli attuali bassi salari da cui provengono i contributi versati  , le nuove generazioni di lavoratori si troveranno in futuro pensioni molto basse non in grado assolutamente di garantire una vecchiaia decorosa .

Inoltre le pensioni integrative, istituite nel 1993 con il consenso dei sindacati confederali, in cui il giovane lavoratore versa una ulteriore quota del suo salario, sono gestite dai fondi pensione ed entrano a pieno titolo nel mercato finanziario mondiale alla ricerca di un rendimento. È intuitivo che con la speculazione può succedere anche il contrario e che i soldi versati possono “andare in fumo”.Ai fondi pensione,nei cui consigli di amministrazione siedono vari sindacati, è preferibile perciò un rafforzamento della pensione pubblica.

Il legame tra lavoro salario e pensione ,che è in definitiva salario  differito al termine dell’attività di lavoro, va messo in evidenza e l’obiettivo primario è quello di ottenere gli investimenti necessari per creare posti di lavoro così come va messo in evidenza il rapporto di unità tra lavoratori pensionati e giovani  che entrano nel mondo del lavoro perchè i salari e le pensioni siano in grado di garantire un buon livello di vita .

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Il 5° Congresso generale del Sindacato Autonomo dei Pensionati, tenutosi a Ischia dal 11 al 14 ottobre 2022,fa propria la relazione della Segretaria Generale Sapens, l’intervento della Confederazione Orsa, e il documento del Coordinamento donne del Sapens e tutti contributi scaturiti nel dibattito congressuale.
Il Congresso ha affrontato molti dei temi economici, sociali e politici che vive il Paese riaffermando la centralità del Sindacato come corpo intermedio dello Stato e primo interlocutore nei confronti di Parlamento, Istituzioni e Associazioni Datoriali. Un ruolo messo in discussione già in passato e che ciclicamente torna di attualità alla ricerca di marginalizzare le rivendicazioni e sottostimare la richiesta di maggiori diritti e tutele. Un vulnus alla democrazia partecipativa che rischia di ridurre gli spazi di lotta e di difesa dei ceti più deboli.
Tutti gli interventi hanno, altresì, ribadito l’impegno del Sapens per rafforzare ulteriormente il rapporto con gli iscritti e tutti i pensionati e persone anziane, senza dimenticare la naturale connessione con il mondo del lavoro, necessario a tessere i fili generazionali tra vecchi e giovani. Un aspetto, questo, di particolare importanza se veramente si vuole da un lato tramandare le esperienze, i saperi e dall’altro supportare i lavoratori nelle loro rivendicazioni, soprattutto quelle che mirano a raggiungere una reale sostenibilità delle pensioni future. Preoccupati della fuga dei giovani italiani in cerca di migliori condizioni di lavoro all’estero, ribadiamo la necessità di un miglioramento del mercato del lavoro italiano mediante occupazioni stabili, con retribuzioni adeguate. Analogamente è fondamentale perseguire una maggiore sicurezza sul lavoro onde evitare i ricorrenti infortuni anche mortali.
Il Congresso ribadisce altresì l’importanza dell’unità sindacale, valorizzando i temi che uniscono rispetto a quelli che ci dividono. Essere uniti aiuta ad affrontare e a rispondere al meglio alle avversità dei difficili tempi che stiamo vivendo.
Il Congresso auspicando una veloce conclusione del conflitto in Ucraina rileva che sul fronte economico il conflitto in corso sommato all’emergenza energetica ed al lungo strascico della pandemia stanno mettendo seriamente a repentaglio il potere di acquisto di salari e pensioni senza vedere nel breve-medio periodo significative inversioni di rotta. È imperativo intervenire per ridurre le conseguenze di questa triplice emergenza chiedendo da subito al nuovo Governo i necessari interventi correttivi. Non senza un pizzico di pessimismo conoscendo la politica sin qui messa in campo degli attuali gruppi dirigenti italiani, fatta di cambiamenti a posteriori, di pressioni interne ed esterne e di vincoli internazionali figli di scelte economico-finanziarie i cui danni si sono già visti con la crisi greca del primo decennio del nuovo millennio.

Ciò, a parere del SAPENS rischia di ripetersi con l’odierna alternanza alla guida del Paese che sarà condizionata dai vincoli e dalle pressioni enormi sopra citate.
Sul recente voto degli italiani, non possiamo ignorare la protesta contro l’establishment internazionale ed eurocratico, segnata dall’astensione record del 36% e dall’esito del voto che ha indicato che i cittadini non vogliono governi tecnici e/o di unità nazionale, così come sono contrari ad un ritorno a piani di austerità che porterebbero alla povertà le famiglie italiane.
Su questa vera e propria emergenza nazionale dal nuovo Governo il Sapens, a differenza di quanto fatto dai precedenti Esecutivi si attende una fattiva e concreta interlocuzione.
La natura del sindacalismo che pratichiamo si basa sull’autonomia dalle forze politiche e dal Governo, sia nazionale che locale. La forza autonoma ed indipendente che ne discende consente al Sapens di continuare una politica sindacale scevra da condizionamenti e quindi libera nel confronto con la politica e le istituzioni.
In tal senso il Congresso impegna il Sapens a proseguire in tutte le azioni e le iniziative necessarie al rilancio ed al raggiungimento degli obiettivi e delle rivendicazioni che di seguito rimarchiamo:

mai più tagli alle pensioni in essere e garanzia di un reale recupero del potere di acquisto dei pensionati

tutela dei redditi e riduzione della pressione fiscale, attraverso il contrasto all’evasione e all’elusione fiscale e contributiva

riforma del sistema previdenziale, con tutela pubblica (INPS), per garantire adeguate e dignitose pensioni oggi e domani anche ai lavoratori di oggi

riforma della disciplina delle pensioni di reversibilità, segnata da contraddizioni e ingiustizie
profonde che devono essere corrette sia con il ripristino di percentuali meno penalizzanti di calcolo,sia adottando correzioni nel sistema di tassazione, in un’ottica di generale riduzione fiscale su tutte le pensioni

la separazione della spesa previdenziale dalla spesa assistenziale, con una coerente comunicazione dei dati ad Istat e Eurostat, per stabilire il reale rapporto della spesa previdenziale (coperta da contribuzioni) sul Pil, rispetto alle prestazioni assistenziali (correlate al reddito), per sostenere la famiglia e ridurre i tassi di povertà e di esclusione sociale

l’opposizione al progetto di ricalcolo delle pensioni in essere sulla base del sistema contributivo

una vera riforma del Servizio sanitario nazionale, con nuovi investimenti strutturali e assunzioni, per una reale medicina del territorio, per un servizio sanitario nazionale pubblico uguale in tutte le Regioni italiane che tuteli il diritto alla salute in tutte le sue forme, dalla disabilità al recupero delle dipendenze, dalla prevenzione alle strutture residenziali per anziani

la promozione delle iniziative legate all’invecchiamento attivo come forma di aggregazione sociale e di contrasto alla solitudine e all’esclusione. Su tale aspetto vanno evitate le attuali storture che vedono l’utilizzo dei lavoratori anziani in mansioni a salario ridotto che penalizzano gli ingressi dei giovani nel mondo del lavoro

la promozione della solidarietà intergenerazionale incentivando e promuovendo come Sindacato la formazione digitale dei “diversamente giovani”, fermo restando la centralità del rapporto diretto con gli enti e le associazioni a partire dall’apertura di adeguati sportelli al pubblico

la necessità di un rafforzamento della comunicazione interna ed esterna migliorando e potenziando l’organo di stampa del SAPENS, creando una rete web (sportello pensione virtuale, facebook,instagram etc.) che sia fruibile da iscritti e pensionati
Il Congresso, consapevole dei tempi difficili che stiamo attraversando, denuncia il fallimento del mercato senza regole e della competizione ad ogni costo, aspetti che sono palesemente incompatibili con il rispetto dell’ambiente e sono una delle cause scatenanti dell’attuale speculazione finanziaria e della contestuale crisi globale.
Infatti, le politiche europee e italiane di privatizzazioni e liberalizzazioni, compresi i prodotti energetici,sono i fattori principali dell’aumento dei prezzi che stanno portando alla chiusura delle imprese e mettono in povertà una larga fascia delle famiglie italiane con ricadute drammatiche sui consumi domestici quali il riscaldamento, l’illuminazione e persino l’uso della cucina.
In tale contesto il Congresso, esprimendo apprezzamento per l’azione del Sapens all’interno di AGE Platform Europe, richiama la necessità di rafforzare ulteriormente il ruolo del Sindacato a livello europeo e nazionale in AGE Italia.
Il Sapens, con questa assise conferma la sua forte crescita politica, ribadisce il proprio impegno sui territori,per un sempre più ampio ascolto delle indicazioni e delle istanze locali, rafforzando l’organizzazione e la crescita del corpo associato.
In tal senso, il Congresso auspica un rapporto sempre più diretto con i diversi settori di ORSA confederale,finalizzato a sollecitare e contribuire il passaggio al SAPENS dei lavoratori che lasciano per quiescenza il mondo del lavoro.

Unire il paese contro la crisi

Citazione

Le prime mosse del governo Meloni

di Iglis Restani

La questione principale oggi sui tavoli di tutti i governi europei e della Commissione Europea è quella dell’approvvigionamento e del costo dell’energia che sta mettendo in crisi il sistema produttivo e colpisce pesantemente le condizioni di vita delle masse popolari.

Questa crisi fa seguito a quella della pandemia. Alla fine del 2019 e poi ,con estrema violenza l’anno successivo ,gli ospedali, i luoghi di lavoro, le scuole, i rapporti tra le persone, l’insieme della società venne sconvolta dalla diffusione del covid 19.

In Europa l’Italia fu il primo paese ad essere colpito ma subito dopo seguirono anche gli altri paesi europei. La pandemia ha messo in luce i gravi limiti di un sistema sociale globale in cui i paesi più poveri non avendo i mezzi per fronteggiarla sono stati abbandonati a sé stessi e quelli più ricchi ,a causa dei tagli al sistema sanitario ed alla ricerca medica ,a causa della delocalizzazione della produzione dei prodotti di protezione e dei medicinali di primo soccorso, hanno pagato anch’essi un pesante prezzo in vite umane.

Quella crisi in Europa è stata superata, anche se non del tutto perchè,dopo un primo momento in cui i singoli paesi pensarono di risolvere il problema per proprio conto, apparve evidente che occorreva una strategia unitaria,basata sugli sforzi comuni e sulla solidarietà reciproca.

Oggi ci troviamo di fronte ad una crisi molto più pericolosa. La produzione nei principali paesi ,anche se parzialmente , era stata interrotta a causa del covid ma,appena superata la fase acuta, c’è stata la corsa all’accaparramento di tutte le materie prime per non perdere e anche guadagnare posizioni nel mercato mondiale facendo così aumentare i prezzi di tutte le materie prime in particolare di quelle energetiche e dei trasporti ben prima del 24 febbraio, giorno in cui iniziò la guerra in Ucraina.

La cosiddetta “operazione militare speciale “ decisa dal governo russo , che rientra in un piano del gruppo di capitalisti al potere in Russia per inserirsi con la forza militare nella nuova spartizione delle zone di influenza nel mondo che si sta delineando, da un lato è una aggressione imperialista ad ad un paese sovrano che sta causando perdite di vite umane e sofferenze incalcolabili al popolo ucraino e mandando al macello giovani per lo più provenienti da regioni lontane della Federazione Russa, dall’altro ha prodotto un grave peggioramento nell’intero sistema dello scambio delle materie prime , gas e grano in primo luogo e un forte aumento dei prezzi. Da notare che ,accanto all’evidente utilizzo del gas come ricatto politico da parte di Putin, sono venuti a galla anche gli interessi speculativi delle grandi compagnie petrolifere compreso l’alto prezzo del gas liquefatto proveniente dagli USA che vanno contro gli interessi dei cittadini europei . L’obiettivo dell’indipendenza energetica comprende perciò anche la lotta contro il potere di queste compagnie e del grande capitale finanziario di cui fanno parte.

L’Europa, l’Unione Europea , è quella che paga di più questa situazione e può uscirne in un solo modo, quello con cui è riuscita a fronteggiare la pandemia.

Questo significa che i governi europei hanno un’unica via d’uscita, quella di concordare e seguire una linea comune che consenta a tutti i paesi che fanno parte della Unione Europea di far fronte alla necessità immediata di avere il gas necessario alle imprese per continuare l’attività produttiva e alle famiglie di riscaldarsi durante l’inverno e di accelerare gli investimenti necessari per ottenere in tempi brevi l’indipendenza energetica. L’Italia può giocare un ruolo decisivo in questa lotta per l’indipendenza della UE che non è soltanto energetica ma anche politica. E’ all’altezza di questo compito il governo uscito dalle urne poco più di un mese fa ? Questa è la domanda che occorre farsi prima ancora dei giudizi ideologici sull’attuale compagine di governo .

La prima risposta che si può dare è che le prime mosse del governo Meloni non sono andate in quella direzione ma hanno risposto soprattutto a obiettivi di “bandiera” come l’aumento del contante richiesto dalla Lega o la riammissione dei medici novax al cui interno sono maggioritarie posizioni favorevoli al centrodestra. Inoltre l’intervento violento della polizia contro gli studenti della Sapienza di Roma e il decreto antiraduni musicali che può diventare uno strumento per togliere il diritto di assemblea e di manifestazione ,hanno messo in luce una concezione autoritaria e repressiva che non ha niente a che fare con l’esigenza di sicurezza e la libertà di riunione e manifestazione.

L’azione violenta della polizia contro gli studenti di Roma va condannata, a questi studenti diciamo che alle provocazioni  apertamente fasciste occorre rispondere con decisione, ai convegni ed ai dibattiti in cui vengono espresse posizioni politiche che si intende controbattere, occorre dare battaglia portando lì le proprie idee.

Sulla questione degli sbarchi che si sta riproponendo in questi giorni è evidente che la soluzione non sta in un braccio di ferro tra il governo italiano e le ONG che raccologono i migranti in mare e i paesi di appartenenza di queste che ha portato ad inasprire i rapporti tra Francia e Italia.

La soluzione sta in un accordo generale tra la UE e i paesi da cui provengono i migranti e in particolare con i paesi africani con l’obiettivo centrale dello sviluppo economico,in un intervento ONU in Libia a difesa dei diritti umani e in una ripartizione dei migranti che non sia su base volontaria come stabilito dagli ultimi accordi in sede europea ma in percentuale per tutti i paesi della UE.

Come ha ricordato il ministro dell’interno spagnolo Albares in una intervista a Il Sole dell’11 novembre, mentre le responsabilità di paesi di primo ingresso sono definite e si basano sulla tradizione della legge del mare,andare nel porto sicuro più vicino e sbarcare, sulla solidarietà ovvero la ricollocazione delle persone è invece tutto vago.

Possiamo quindi comprendere il senso dell’appello venuto dal Papa a non lasciare sola l’Italia.

Anche la questione del reddito di cittadinanza così come viene posto dalle forze che compongono l’attuale governo , non solo non dà la giusta risposta al problema che è a monte ,vale a dire una politica efficace per il lavoro, ma favorisce un clima di divisione nel paese e di confusione.

Al contrario ciò che occorre in questa difficile situazione è l’unità del paese per superare la crisi,individuando gli obiettivi principali : politiche per il lavoro, contenimento dei prezzi dell’energia, rafforzamento dell’Unione Europea, soluzione positiva della guerra in Ucraina.

E’ sulle proposte concrete che si costruisce l’unità del paese altrimenti la contrapposizione tra destra e sinistra serve soltanto a coprire la mancanza di proposte alternative all’attuale governo senza dimenticare che la “sinistra “ in un recente passato ha portato avanti politiche di destra,vedi l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori.

Perciò non sono sufficienti le recenti misure varate dal governo per fronteggiare il caro bollette ma occorre accelerare gli investimenti per l’energia rinnovabile . Ci sono proposte concrete avanzate anche da autorevoli esponenti del mondo scientifico come quella di installare, oltre che sugli edifici pubblici, pannelli solari su tutto il percorso delle autostrade che, assieme ad un piano di riassesto idrogeologico, permetterebbero di rispondere al problema energetico ed al risparmio sui danni ambientali e di cominciare a creare una parte dei nuovi posti di lavoro necessari alle nuove generazioni superando così le polemiche sul reddito di cittadinanza. Posti di lavoro di lunga prospettiva, a tempo indeterminato, che rappresenterebbero una svolta decisa al fenomeno del lavoro precario e sottopagato che penalizza in particolare i giovani.

Dalle parole ai fatti dunque,facendo chiarezza su ciò di cui ha bisogno il paese ,su ciò di cui hanno bisogno i lavoratori .

Forti sono le difficoltà ed il malessere nella popolazione soprattutto al sud ma anche nelle periferie delle città al nord , ma occorre impedire in tutti i modi che queste differenze che esistono nel paese rispetto alla crisi portino alla divisione tra nord e sud,tra centro e periferie.

E’ evidente l’importanza di rafforzare il movimento dei lavoratori su cui si può reggere l’unità del paese con una chiara visione dei propri interessi e della situazione internazionale in cui siamo inseriti.

C’è una tendenza nella nostra società e avanzata da alcuni partiti e in particolare da parte dall’attuale M5S con la linea Conte a far credere che la crisi energetica e il caro bollette possano essere risolte cessando il sostegno del governo italiano e dell’Unione Europea al popolo ucraino e riprendendo le forniture di gas dalla Russia. Al contrario questo ci riporterebbe alla dipendenza energetica da questo paese e, accettando il fatto che il più forte può sottomettere il più debole, creerebbe una situazione pericolosa per la pace e il futuro dell’Europa nonchè per lo sviluppo di rapporti pacifici con il popolo russo che deve essere un punto fondamentale nella politica dell’Unione Europea.

Titolava il Fatto Quotidiano riguardo la manifestazione per la pace a Roma del 5 novembre “Per una svolta,associazioni,sindacati,poitici,intellettuali di ogni colore per chiedere ai governi d’Europa d’interrompere l’escalation militare “ come se fossero i governi europei a voler bombardare la popolazione ucraina e non l’esercito russo ,ribaltando in questo modo completamente la realtà.

Le lotte dei lavoratori nella loro storia hanno sempre individuato il nemico comune dei popoli,l’imperialismo ,da qualsiasi paese questo provenga e il successo di queste lotte dipende dal mantenere sempre questo principio,questa barra dritta.E’ interesse vitale dei popoli europei che la guerra si concluda con una pace giusta per il popolo ucraino e il ruolo e il contributo autonomo della Unione Europea per questa pace giusta è fondamentale. Nella situazione politica confusa che si è creata un rafforzamento del movimento operaio e dei principii che ne sono alla base è un elemento indispensabile per fare la chiarezza necessaria per unire e portare il paese fuori dalla crisi e sviluppare un progetto di indipendenza europeo.