La partita di Milano

Le elezioni per il sindaco di Milano sono diventate il banco di prova per il governo Berlusconi .Anche se a Napoli dovesse vincere il candidato del centro-destra , una sconfitta a Milano lascerebbe un segno pesante. Tutto lascia prevedere la vittoria al ballottaggio del candidato del centro-sinistra Pisapia. Abbiamo già detto degli errori in questa campagna elettorale da parte del centro-destra ma questi non sono sufficienti per spiegare il grave scarto di voti tra Pisapia e la Moratti.Occorre guardare più a fondo a cosa è Milano oggi e quali problemi vi siano in quella che viene ancora considerata la capitale economica del paese.
La deindustrializzazione di Milano era iniziata alla fine del secolo scorso ed è proseguita ininterrottamente. In un seminario promosso nel 2005 dal Coordinamento Milanese di Solidarietà ‘Dalla parte dei lavoratori’ si diceva: “Basta guardare il quadro offerto dalla Lombardia, indicatore significativo della realtà odierna del nostro paese, citando soltanto alcune delle imprese che hanno chiuso nel passato e di recente, che stanno chiudendo o sono in crisi: (polo auto) Alfa Romeo, Innocenti, Autobianchi; (polo elettronico e informatico) IBM, Siemens, Olivetti, TIBB-Tecnomasio Italiana Brown Boveri; (polo chimico) Eni, Montedison; (polo della gomma) Pirelli; (polo tessile) Montefibre, Nylstar (SNIA); (polo farmaceutico), per non dire che con finanziamenti pubblici è stato distrutto in buona parte il tessuto produttivo della grande industria siderurgica e meccanica (Falck, Ansaldo-Breda, Lucchini,.)
In sostanza il quadro offerto è quello di una crisi senza precedenti che pone l’interrogativo: ci troviamo dinanzi ad una crisi ciclica oppure quella attuale assume carattere di radicale cambiamento, di non ritorno?” [Crisi industriale e occupazionale a Milano e in Lombardia. Seminario di studio, analisi e proposte. Milano, 28 giugno 2005]
In un convegno successivo promosso dal Coordinamento si aggiungeva:” La delocalizzazione dapprima ha riguardato l’industria (scarpe, acciaio ecc.) , ma c’è un fenomeno nuovo che sta emergendo: ora viene delocalizzato anche il sapere. Vediamo, per esempio, che esiste un’azienda informatica, la ST, a Catania e anche qui ad Agrate. Bene, viene costruito prossimamente uno stabilimento a Bangalore, in India. Allora, non va via solo l’industria manifatturiera ma si sposta e se ne va anche l’industria del sapere. Questo è molto grave, questa è una situazione che va fermata.” [Crisi economica, crisi industriale, crisi sociale e i lavoratori. Le risposte del 1929 e le risposte di oggi. Risposte e scenari per l’Italia del presente e del domani. Milano, 28 maggio 2009]

Oggi vediamo che laa diminuzione costante dei posti di lavoro legati ad attività produttive non è stata sostituita con altrettanti posti di lavoro nel terziario avanzato .Per di più gli stipendi per i giovani assunti anche nel settore informatico sono molto bassi e non permettono di pagare gli affitti proibitiviper un alloggio. La conseguenza è che Milano diventa sempre più una città legata alle attività finanziarie,all’alta moda e al design, alla speculazione immobiliare.
La gestione Moratti non ha dato risposte positive alle esigenze delle fasce popolari della cittadinanza. L’inquinamento atmosferico ha raggiunto i livelli più gravi in Europa, l’ecopass non ha risolto nulla. I quartieri periferici sono abbandonati a sè stessi, la qualità della vita è in degrado: servizi pubblici (es. asili nido, trasporti), microcriminalità; anche per chi ha uno stipendio fisso saltano le rate del mutuo, si arriva appena a metà mese. I giovani vivono nella precarietà del lavoro. Cresce la povertà, e non solo tra gli immigrati.
Ma anche , e da un certo punto di vista questo è l’aspetto politico da mettere in evidenza, la giunta Moratti non ha soddisfatto le attese della cosiddetta buona borghesia milanese da sempre desiderosa di condurre i propri affari lontana dai riflettori della politica. E’ il sostegno di questa borghesia che viene a mancare oggi al centro-destra. Non è certamente un caso che, per dirigere la grande torta delle società comunali partecipate , sia stato fatto il nome, nella coalizione del centro-sinistra rappresentata da Pisapia, dell’ex amministratore delegato dell’Unicredit Profumo, così come esiste un rapporto preferenziale da parte delle grandi banche con uomini del centro-sinistra a partire da Prodi che ha certamente un peso anche nei progetti economici attorno a Expo 2015.
Continuare ad agitare la questione della moschea o ipotizzare spostamenti di ministeri a Milano (che già hanno fatto insorgere Alemanno e la Polverini), significa non comprendere la realtà e non avere una politica in grado di controbattere il grande capitale finanziario. E non convince nemmeno il programma fumoso del centro-sinistra.
Bisogna invece pensare da subito ad un programma per la città che punti in particolare al reinserimento di attività industriali avanzate, come il farmaceutico, alla ricerca scientifica e a una politica della casa e dei servizi che favorisca l’insediamento dei giovani e impedisca l’espulsione dei ceti popolari dalla città .Bisogna altrettanto pensare ad unire le varie realtà popolari che esistono a Milano per portare avanti con successo quel programma.
La redazione della Lombardia

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