L’Italia che vota, l’Italia che cambia

Pierluigi Bersani

Pierluigi Bersani

Con il ballottaggio per l’elezione dei sindaci in 41 comuni e con la botta finale per il PD che ha perso Mantova dopo 65 anni di governi di centro-sinistra, si sono chiuse le elezioni regionali.
Il fatto più importante in queste elezioni è stato sicuramente l’aumento dell’astensionismo cioè delle persone che non sono andate a votare. Su circa 40 milioni e 8000.000 aventi diritto al voto 14 milioni e 600.000 non hanno votato con un aumento rispetto alle regionali del 2005 dell’8% e alle europee del 2009 del 6,1%. Qualcuno potrebbe obiettare che in Italia ,come in tutti i paesi avanzati la massa sente meno le elezioni e quindi diserta i seggi dimenticando innanzitutto che la storia italiana è molto diversa dai paesi anglosassoni e che stiamo parlando di tre milioni e duecentomila persone che in uno spazio ristretto di due anni ha deciso di non presentarsi ai seggi. E’ una posizione che vuole negare l’evidenza . Una astensione così massiccia e diffusa ,in presenza anche di un aumento delle liste di protesta come le liste Grillo e Di Pietro è un chiaro giudizio negativo sulla mancanza di proposte politiche concrete da parte del centro-destra e del centro-sinistra.

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Se andiamo a guardare non tanto alle percentuali ma al numero dei voti viene fuori in modo lampante che tutti i maggiori partiti hanno diminuito i consensi.La Lega perde rispetto al 2009 147.305 voti,il PdL più di 2 milioni,il PD un milione e se sommiamo tutti questi voti ci avviciniamo alla cifra dei nuovi astenuti in questa tornata elettorale.Insomma vince chi ha perso di meno.
Il maggiore sconfitto sul piano politico è il PD. Se il partito principale di opposizione,storicamente giudicato più affidabile nell’amministrare comuni e regioni, perde 4 regioni,numerosi comuni e un milione di voti,vuol dire che non ha raccolto le esigenze della gente.I suoi dirigenti ,invece di produrre una proposta politica basata sui problemi delle classi popolari, hanno continuato a puntare alla spallata contro Berlusconi e hanno passato questo anno e mezzo trascorsi a fare botta e risposta con il capo del governo sulla riforma della giustizia e sulle intercettazioni dimenticando tutto il resto .

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La fluidità del voto è un altro aspetto importante di queste elezioni.Ormai il voto ideologico è finito se anche nell’Emilia-Romagna la Lega comincia a prendere piede e le liste Grillo ottengono voti e così per il voto cattolico visto il magro risultato di Casini. In questa fluidità c’è uno spazio nuovo non solo per le proteste generiche ma anche per nuove forze politiche che si basino su idee chiare e proposte concrete.

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Beppe Grillo

Beppe Grillo

La Lega si rafforza al Nord e diventa primo partito in Veneto.L’industria del nord,orfana della grande industria siderurgica,automobilistica e chimica,costituita in gran parte di piccole industrie e proiettata principalmente verso l’esportazione,ha bisogno di risposte immediate per la propria attività,dai permessi ai crediti e altrettanto dicasi per le attività agricole.La Lega è diventata di fatto rappresentante politica di questo tipo di economia,questo spiega in parte anche l’erosione del PD non solo in Emilia ma anche nelle Marche e in Toscana.

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C’è un ultimo aspetto da considerare.Qual’è il progetto politico del governo per uscire dalla crisi?E quale quello delle opposizioni? E la Lega, per fare un esempio, è a favore della costruzione di centrali nucleari o,come ha dichiarato Zaia,non le vuole nelle regioni dove governa?
C’è confusione nella maggioranza di governo e non è un caso che ad un mese dalle elezioni venga fuori il caso di Fini che non riguarda soltanto la divisione degli incarichi ma anche visioni politiche diverse e diversi legami con il mondo economico che prima o poi verranno fuori.
E c’è confusione nell’opposizione in cui Bersani dice una cosa, Chiamparino un’altra e Franceschini pure.

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L’aumento dell’astensionismo è legato a questo fatto e cioè che non c’è una forza politica oggi che abbia una visione politica di insieme del paese e che sappia farlo valere in un quadro europeo oggi sempre più necessario. Garantendo un recupero graduale ma certo del potere d’acquisto dei salari ed una trasformazione graduale ma certa dei contratti di lavoro determinati in indeterminati. Una politica che indichi degli obiettivi a tutto il paese, che dia delle certezze, che permetta alle nuove generazioni di fare piani per il futuro.
R.I.

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